Giornalismo 2025: le sfide (e le risposte) secondo Nieman Lab

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Il 2025 sarà un anno decisivo per il giornalismo. Dal crescente impatto dell’Intelligenza artificiale  nelle redazioni, all’evoluzione dei comportamenti del pubblico, sempre più orientati verso canali alternativi, fino alla crescente distanza tra contenuti gratuiti e informazione di qualità a pagamento. È questo il quadro delineato dalle previsioni del Nieman Journalism Lab dell’Università di Harvard, che ogni anno raccoglie le analisi di oltre cento professionisti dei media.

La domanda fondamentale non è più soltanto come informare, ma per chi, attraverso quali strumenti e secondo quale logica di valore. In questo contesto, la sopravvivenza del giornalismo non dipenderà più soltanto dalla capacità di raccontare i fatti, ma dalla forza di reinventarsi e da una nuova visione strategica. Le redazioni dovranno essere più agili, centrate sull’utente, capaci di sperimentare nuovi formati e di sviluppare modelli editoriali sostenibili.

Quest’anno l’IA si conferma protagonista nel cambiamento dell’industria giornalistica.

Johannes Klingebiel, Program & Design Manager presso il Media Lab Bayern, ha rivelato che le menzioni di “AI”, “intelligenza artificiale” e “machine learning” sono raddoppiate rispetto all’anno precedente, con il potenziale di trasformare i processi di scrittura e produzione delle notizie. David Cohn, Senior Director di Advance Local, invece, sottolinea il “ritorno del giornalista”, ovvero un impatto principalmente sul ruolo dello scrittore. Seppur l’IA possa ridurre i tempi e i costi, migliorando la produttività (ad esempio, nella traduzione automatica degli articoli), il giornalismo resta ancorato alla costruzione di relazioni umane e alla fiducia con le fonti, competenze che l’IA non può replicare. L’intelligenza artificiale, quindi, potrà migliorare il lavoro giornalistico, ma non sostituirà mai del tutto il tocco umano.

I siti web di notizie fronteggeranno una crescente marginalizzazione, stretti tra l’evoluzione delle abitudini del pubblico e i cambiamenti tecnologici. Piattaforme come Facebook e Instagram continuano a penalizzare i link esterni, limitando fortemente la visibilità degli articoli giornalistici nel feed. Allo stesso tempo, strumenti come ChatGPT o Perplexity forniscono risposte immediate alle domande degli utenti, spesso basandosi su fonti giornalistiche ma senza generare traffico diretto ai siti originari. Le nuove generazioni si stanno allontanando dai portali di informazione tradizionali: un ventenne oggi è molto più propenso a informarsi attraverso un video su TikTok di Will Media o un episodio del podcast di Alessandro Barbero, piuttosto che cliccare su un articolo del Corriere.it o Repubblica.it. Tuttavia, i siti web restano indispensabili per gli editori. Offrono uno spazio controllato dove poter gestire contenuti, esperienze utente e ricavi (pubblicità, abbonamenti, dati). Ma per restare rilevanti, le redazioni dovranno adattarsi: ad esempio, integrando i propri siti con contenuti in formato video brevi stile Reels o Shorts, costruendo newsletter personalizzate su nicchie tematiche (come fa The Athletic per lo sport), o lanciando community online in stile forum o Discord per fidelizzare il pubblico.

Contro ogni previsione, il 2025 potrebbe segnare una (modesta ma significativa) rivalutazione della stampa cartacea. Secondo figure come Aimee Rinehart (Associated Press) ed Esther Kezia Thorpe (Media Voices), giornali e riviste stampate stanno lentamente tornando a essere percepiti come oggetti di pregio: non più mezzi di massa, ma prodotti curati, quasi “artigianali”, in controtendenza rispetto alla frenesia e all’overload informativo del digitale. Un esempio concreto arriva dal settore delle newsletter e dei magazine indipendenti: in Italia, realtà come Ctrl Magazine o RVM pubblicano numeri stampati ad alta qualità grafica e testuale, venduti in libreria come piccoli volumi da collezione. All’estero, The New York Times ha riscontrato successo con la versione cartacea del supplemento Kids, pensato come esperienza condivisa tra genitori e figli lontano dagli schermi. Questo ritorno alla carta risponde al bisogno di una esperienza di lettura “finita”: a differenza dello scroll infinito online, la carta offre un inizio e una fine.

Parallelamente, crescerà la diffusione dei paywall digitali. Sempre più testate – dal Financial Times a Domani – riservano i contenuti migliori agli abbonati. In un contesto in cui l’IA genera una mole crescente di articoli generici e impersonali, il paywall diventa un segnale di qualità e affidabilità: se paghi, hai accesso a contenuti verificati, esclusivi, professionali. Tuttavia, questa polarizzazione tra informazione gratuita (spesso generata da IA) e contenuti premium solleva una domanda urgente: come garantire un’informazione accessibile a chi non può permettersi un abbonamento? Alcune possibili risposte includono abbonamenti agevolati per studenti, contenuti essenziali sempre liberi, o partnership con biblioteche e scuole. Ma la sfida dell’accessibilità resta una delle questioni cruciali per il futuro del giornalismo.

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