L’intelligenza artificiale entra nelle redazioni italiane, tra innovazione e formazione

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Nel mondo del giornalismo, l’intelligenza artificiale non è più un semplice strumento di lavoro ma risponde alle sfide più urgenti del settore: sostenibilità economica, rapidità nella diffusione delle notizie e qualità dell’informazione. Dalle grandi agenzie stampa alle redazioni digitali, cresce l’adozione di strumenti basati su AI per ottimizzare i flussi di lavoro e produrre contenuti più efficaci. Ma la scommessa non è solo tecnica: è culturale. Le testate che riusciranno a integrare queste tecnologie mantenendo saldi i principi dell’etica giornalistica e della verifica delle fonti avranno un ruolo centrale nel definire il giornalismo del futuro. l’AI rappresenta quindi non un’alternativa al giornalista, ma un acceleratore del suo lavoro. Chi saprà usarla con consapevolezza non solo resisterà alla crisi del settore, ma potrà guidare l’informazione nell’era digitale. Anche in Italia, le redazioni stanno iniziando a sfruttare le potenzialità dei Large Language Models (LLM), come quelli alla base di ChatGPT, per scrivere, tradurre, riassumere e persino leggere le notizie. Alcune testate italiane si sono già mosse con decisione. ANSA, ad esempio, utilizza strumenti di IA per generare automaticamente notizie finanziarie e bollettini meteo, ottimizzando tempi e risorse. Il Sole 24 Ore sta sperimentando algoritmi per l’analisi automatica di documenti legislativi, con l’obiettivo di fornire ai lettori una sintesi rapida e accurata dei cambiamenti normativi. Rai News, invece, ha avviato progetti pilota per integrare tecnologie di text-to-speech, rendendo fruibili le notizie anche in formato audio, una scelta che guarda a un pubblico sempre più abituato ai podcast e agli assistenti vocali. In Brasile, l’Agência Pública ha già creato strumenti per adattare articoli scritti in contenuti audio; una direzione che anche in Italia viene seguita da realtà come Chora Media, che punta su narrazioni ibride tra testuale e audio, sempre più spesso supportate da IA generativa.

La formazione è la chiave per affrontare questa rivoluzione. Testate come Repubblica e La Stampa stanno avviando percorsi interni per insegnare ai giornalisti a usare correttamente l’AI, in particolare il prompting, ovvero l’arte di dialogare con i modelli linguistici per ottenere contenuti di qualità. Non si tratta solo di automatizzare compiti ripetitivi: chi sa utilizzare bene l’IA può migliorare l’accuratezza, la rapidità e la personalizzazione delle notizie. Intanto, alcune redazioni sviluppano i propri strumenti personalizzati. Sky TG24, ad esempio, ha creato un sistema interno che consente ai giornalisti di generare riassunti o aggiornamenti breaking news in tempo reale con pochi clic, integrando le fonti ufficiali con i contenuti AI. Anche le startup italiane si stanno muovendo: Algho, ad esempio, propone soluzioni basate su IA conversazionale e sintetizzazione vocale per i media digitali. Allo stesso tempo, colossi globali come Google continuano a investire in strumenti più complessi per la gestione del flusso di lavoro redazionale, con modelli sempre più “intelligenti” e adattabili.

Un’ulteriore frontiera è rappresentata dalla personalizzazione audio. Le voci sintetiche oggi sono così realistiche da essere quasi indistinguibili da quelle umane. Tuttavia, trasformare un articolo scritto in un contenuto audio efficace richiede un adattamento narrativo: in questo, l’IA può aiutare, ma sempre con l’intervento creativo del giornalista.

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